Vera pietra o finta pietra?
E? affascinante osservare il rapporto che si sviluppa in architettura tra l?impiego di «veri» materiali e l?imitazione che se ne può fare. Imitare però è un termine riduttivo: talvolta l?obiettivo di questi artisti e artigiani non era solo quello di avvicinarsi il più possibile a qualcosa di reale, ma essi cercavano di spingersi anche oltre la realtà. I modi con cui nei secoli si sono riprodotti i marmi e le pietre colorate, fingendo qualcosa di molto diverso e talvolta anche di molto più prezioso, sono davvero molti. I materiali di base con cui vengono eseguite queste «opere d?arte» sono pochi e semplici, la tecnica invece è di solito molto complessa e ? per essere eseguita ? richiede grande maestria e una lunga esperienza.
Una tipica lavorazione associata alla zona dei laghi e ai maestri ticinesi è l?arte dello stucco. In stucco si possono realizzare partiture architettoniche ma anche forme vegetali e sculture in rilievo o a tutto tondo. La rapidità della tecnica e la sua relativa economicità la rendono un?alternativa al più prezioso marmo e l?abilità degli artigiani rende talvolta difficile distinguere i due materiali. Gli stuccatori ticinesi sono stati chiamati in tutta Europa ad eseguire apparati decorativi. Intorno alla metà del Settecento fiorisce in Ticino e nella Valle d?Intelvi l?arte della scagliola con cui sono realizzate preziosissime decorazioni dei frontali degli altari (paliotti).
In Ticino, invece, è poco frequente il «finto marmo» o «marmorino» realizzato secondo la tradizione veneziana con un composto a base di calce, polvere di marmo e sapone. Simili esempi sono più frequenti tra Otto e Novecento, sia nelle decorazioni civili, come il rivestimento finto marmo delle sale da bagno padronali di una villa progettata dall?architetto Otto Maraini.
Immagine: S. Luppichini, 2012